Lunetta di Belfiore

 
Veduta della lunetta al 1814
 
Veduta della lunetta al 1866
 
Veduta d’insieme della lunetta al 1852 con la strada “per Milano” e il luogo ove furono giustiziati i “martiri” di Belfiore
 

Spaccato del saliente con la caponiera poligonale, la galleria di controscarpa e i cunicoli di contromina

Descrizione

La lunetta di Belfiore, all’interno del piano difensivo francese presentato dal generale Chasseloup nel 1802, doveva accrescere il potere difensivo del fronte ovest della città ed essere elemento di difesa avanzata di quello che poi sarebbe divenuto il sistema di Pradella-Belfiore. L’ubicazione della lunetta risultava strategica alla luce del nuovo tracciato della strada denominata “per Milano”, la quale seguiva l’argine che separava le acque del lago superiore dalla valle del Paiolo. Il fortilizio infatti fungeva contemporaneamente da testa di ponte, per l’accesso ovest alla città, ed in più da copertura per la chiusa che avrebbe consentito l’ingresso dell’acqua nel Paiolo allo scopo di realizzare l’inondazione difensiva.
Il funzionamento della lunetta distaccata di Belfiore è comprensibile soltanto evidenziando la sua interazione con il sistema di Pradella, il quale serviva da copertura a paradosso per la lunetta stessa. In particolare l’opera a corno di Pradella, così come la Batteria del Lago furono rettificate nel tracciato così come nelle altimetrie, in modo che le fronti potessero battere d’infilata le due facce della lunetta avanzata di Belfiore.
La lunetta era formata da un corpo murato e terrapienato dalla marcata simmetria, composto di due facce e due fianchi, e da una gola conformata come una fronte rovesciata. Tutto il tracciato di gola ospitava postazioni di fucileria in casamatta, 8 vani di grandi dimensioni, per il tiro contro il nemico che, pur senza impadronirsi della lunetta, fosse riuscito ad aggirarla per dirigersi verso la città. Una piazza d’armi interna, per la verità un po’ angusta, permetteva di accedere agli spalti ove poteva essere collocata l’artiglieria su affusti campali. Esternamente si riconosceva un secondo livello, composto da fossato secco e galleria di controscarpa. Disposta su entrambi i lati del triangolo quest’ultima ricalcava l’intero sviluppo della fortificazione. La galleria, formata da una teoria di vani susseguenti, era dotata di feritoie da fucileria che permettevano ai difensori di cogliere alle spalle i nemici che si fossero inoltrati nel fossato secco per dare l’assalto al muro di scarpa. Sull’angolo saliente della strada coperta lo sforzo progettuale fu particolarmente concentrato, a capo dei due bracci di galleria fu posta infatti una grande caponiera poligonale con funzione di colpire tutta la zona ad essa antistante con tiro di fucileria. La struttura, modellata su un ennagono, era formata da sei vani attigui ognuno dei quali poteva contare su due ordini di feritoie. Sempre in corrispondenza del saliente era posta in più una fitta rete di cunicoli di contromina accessibili direttamente dalla galleria di controscarpa. Ai capi opposti della galleria di controscarpa, verso la gola, si trovavano invece altre due caponiere terrapienate le quali, a partire dal piano della galleria si elevavano con i locali posti al livello della strada coperta. Ampi terraggi consentivano il passaggio tra il livello del corpo centrale e la galleria di controscarpa mentre altri di dimensioni minori consentivano il tiro di infilata sulla strada coperta che rappresentava il livello difensivo più esterno.
L’intervento più importante apportato alla lunetta nel corso degli anni riguarda l’allungamento della rampa di accesso agli spalti. Questa operazione, rivolta probabilmente a ridurre la pendenza della rampa stessa, portò alla soppressione della piccola piazza d’armi interna contestualmente alla quale furono ricavati nuovi locali casamattati alla gola.
L’armamento a metà Ottocento era composto da 10 bocche da fuoco: 5 cannoni, 4 obici e un mortaio.

Principali vicende storiche

Il generale François de Chasseloup-Laubat presentò i particolari del progetto della lunetta di Belfiore nel 1805, tre anni dopo la presentazione del piano difensivo francese per la città di Mantova da lui stesso redatto. I lavori per la costruzione, che dovettero aspettare la rettifica del tracciato stradale dell’ingresso ovest della piazza, iniziarono nel 1808 e si protrassero fino al 1814. In questo periodo i francesi, contemporaneamente impegnati su tutti gli altri fortilizi della città, riuscirono a concludere i lavori di costruzione della lunetta con la sola eccezione degli spalti esterni che dovevano ancora essere livellati.
Nel 1814, a causa dell’avvicinarsi del conflitto con l’Austria dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, fu messa in stato di guerra la piazzaforte e fu ordinato l’abbattimento di tutti i fabbricati compresi nel raggio di un chilometro da ogni fortificazione, questo valse in particolare per la lunetta che era già completa ed efficiente. Gli austriaci, subentrati ai francesi nello stesso anno, si preoccuparono di eseguire dapprima il rilievo dell’opera e successivamente, dal 1831 al 1837, di realizzare in muratura i canali di contromina precedentemente costruiti in legno. Nel 1845 fu poi la volta della sistemazione delle casamatte alla gola con il ripristino dei terrapieni.
Il 1866 fu foriero di interventi molto importanti sulla lunetta, fu realizzata infatti una nuova cortina alla gola con tamburo centrale e creazione di nuovi ambienti in casamatta, fu soppressa la piazza d’armi interna e contestualmente fu adeguata la pendenza della rampa di accesso agli spalti. Come per le altre opere della piazza furono inoltre ridisegnati i parapetti degli spalti per il tiro in barbetta con la creazione di piazzole e riservette per il munizionamento. Nello stesso anno, nell’ambito delle misure per la messa in stato di difesa della piazza, la lunetta fu messa in stato di guerra con opere campali.
Dopo l’annessione di Mantova al Regno d’Italia, l’amministrazione comunale cittadina richiese insistentemente lo smantellamento delle opere di difesa per consentire l’espansione della città, in particolare della lunetta di Belfiore che impediva lo sviluppo verso ovest. Nel 1896 giunse così l’ abolizione delle servitù militari per i terreni adiacenti la lunetta e, con un convenzione siglata tra amministrazione locale e militare, nel 1906 essa passò al comune di Mantova.
Nel 1907 fu presentato il progetto che prevedeva lo spianamento della lunetta e il reimpiego del materiale a favore dell’ampliamento della stazione ferroviaria di Mantova e della bonifica del bacino del Paiolo. I lavori, intrapresi due anni più tardi, permisero l’espansione della città nelle vallette attigue e la regolarizzazione del tracciato di accesso alla città sul lato ovest.

Osservazioni

Analizzando la pianta austriaca della lunetta di Belfiore risulta in modo evidente la rete di cunicoli di contromina, questi infatti non sono presenti soltanto in corrispondenza del saliente, come avviene per la maggior parte delle opere cittadine, ma si estendono lungo entrambi i fianchi coprendone pressoché l’intero sviluppo. Facendo saltare le camere di mina i difensori avrebbero potuto creare un vallo continuo profondo alcuni metri subito al di fuori della strada coperta che avrebbe ostacolato non poco gli assedianti.
Gli spalti della lunetta di Belfiore sono poi entrati nella storia risorgimentale per la vicenda legata al sacrificio di alcuni patrioti mantovani che sono stati condannati all’impiccagione tra il 1851 e il 1853 per aver cospirato contro l’Austria a favore della causa italiana. Essendo state erette le forche all’esterno della porta ovest della città, sugli spalti appunto della lunetta, i patrioti sono passati alla storia come i “martiri” di Belfiore.

  • Classificazione Tipologica
    Opera a lunetta
  • Progettisti
    1802-1814
    François de Chasseloup-Laubat
    Nicolas Bonnaventure Perriolas

    1815-1866
    Heinrich Hentzy
    Johannes Rohn
    Justus Dall’Agata
    Joseph von Leard

  • Ubicazione
    Comune di Mantova (MN), località Belfiore
    GPS: N 45.1550, E 10.7710
  • Stato di conservazione
    Non più esistente.
    La fortificazione è stata demolita nei primi anni del Novecento per permettere l’espansione urbanistica della città.

  • Proprietà o Ente di riferimento
  • Accessibilità
  • Destinazione d’uso attuale
  • Principali fonti bibliografiche
    Bonora, C. (1999)Le difese militari, in Mantova e il suo territorio, a cura di G. Rumi, G. Mezzanotte, A. Cova, Milano, Cariplo, pp. 213-247.
    Fara, A. (2006)Napoleone architetto, Firenze, Olschki, pp. 87-107.
    Ferrari, D. (2000)La città fortificata. Mantova nelle mappe ottocentesche del Kriegsarchiv di Vienna, Modena, Il Bulino, pp. 21, 137-141.
    Lodi, G. (1877)Mantova e le guerre memorabili nella valle del Po, considerazioni storiche e militari, Bologna, Zanichelli, pp. 347-364.