François de Chasseloup-Laubat

(Saint Sornin 1754 – Parigi 1833)

François de Chasseloup-Laubat, marchese, nacque a Saint Sornin presso Marennes nel dipartimento della Charente-Inférieure ad ovest della Francia. Le «antiche origini militari» della famiglia lo spinsero ad intraprendere la formazione nel Corpo Reale di Artiglieria. Cadetto nel 1770, fu nominato ingegnere ed aspirante del Genio nel 1780 e concluse la sua formazione militare all’École de Mézières. Divenuto capitano nel 1791 rifiutò l’emigrazione, nonostante le origini nobiliari, per unirsi alla causa della rivoluzione prendendo parte a numerosi fatti d’arme, tra cui Givet, Arlon e il celebre Montmédy nel 1792, per cui diresse i lavori per la resistenza all’assedio prussiano. Servì dapprima nell’armata del Centro, poi in quella della Mosella e successivamente in quella della Sambre-Meuse. Si distinse da subito per la direzione dei lavori di blocco e di assedio di alcune città conquistate nei primi anni della rivoluzione. Nel 1796 entrò in organico nell’armata d’Italia e conquistò sul campo il grado di comandante in capo del genio dopo il passaggio sul Po a Piacenza del 7 maggio. Fu chiamato poi a condurre tutte le operazioni di assedio che videro la capitolazione delle più importanti piazze italiane tra cui quella di Mantova, allora in mano austriaca e difesa da 200 bocche da fuoco e da 10.000 uomini di guarnigione. Nel prosieguo della campagna servì inoltre in occasione delle battaglie di Lonato (3 agosto 1796), Castiglione (5 agosto 1796), Arcole (15-17 novembre 1796) ed altre.

Le campagne d’Italia, nelle quali si mise in luce per la prontezza e la capacità di assecondare con uguale intensità le intuizioni fulminee del suo generale Napoleone, lo consacrarono prima generale di divisione nel 1799 e successivamente comandante in capo del genio per tutta l’Italia.
Dopo la battaglia di Marengo fu incaricato di dirigere l’assedio di Peschiera, capitolata il 19 gennaio, e, sempre nel 1801, di demolire le piazzeforti di Ceva, Tortona e della cittadella di Milano.
Nei primi anni dell’Ottocento fu incaricato di fortificare tutte le piazzaforti italiane, compito in cui poté sperimentare nuovi principi dell’arte fortificatoria da esso sviluppati, i quali, partendo dalle elaborazioni di Vauban e Cormontaigne, si integravano con uno studio sapiente dell’artiglieria per produrre risultati innovativi e di una complessità estremamente funzionale.

Generale 
François de Chasseloup-Laubat (Wikimedia)

Elaborò in breve piani difensivi per Alessandria, Pizzighettone, Peschiera, Mantova, Legnago e Rocca d’Anfo, in altre città italiane si trovò invece a dare il suo apporto successivamente. Nominato nel 1806 comandante in capo del genio della Grande Armée condusse le operazioni in occasione di diverse battaglie passate poi alla storia tra cui Golymin, Eylau e Danzica. Nel 1808, dopo un visita al seguito di Napoleone alle piazze di Mantova ed Alessandria, nelle quali si stavano eseguendo i lavori da lui progettati, ricevette il titolo di Conte dell’Impero. La riconoscenza dell’Imperatore per i servigi resi si manifestò ancora nel 1811 con la nomina di consigliere di stato e successivamente di senatore.
Dopo la caduta di Napoleone mantenne importanti cariche nello stato e ricevette ulteriori riconoscimenti, venne infatti insignito della legion d’onore, del titolo di pari di Francia e di marchese il 17 agosto 1817. Tre anni più tardi fu chiamato ancora a presiedere il consiglio di perfezionamento dell’École Polytechnique.
Dopo aver giurato fedeltà a Luigi Filippo nel 1830 morì completamente cieco a Parigi il 6 ottobre del 1833.
Dall’unione matrimoniale avvenuta nel 1798 con Anne-Julie Fresneau, nobile ereditiera oltre che lontana parente, nacquero una figlia femmina e tre figli maschi tutti destinati alla carriera militare e politica, due di essi avranno cariche da ministro durante il Secondo Impero.
Il valore delle elaborazioni di architettura militare e di artiglieria di Chasseloup è riconosciuto universalmente dalla trattatistica di settore fin dall’epoca delle sue prime realizzazioni. La scuola di Mézières deve molto all’applicazione e all’inventiva di questo ingegnere il cui talento era apprezzato in primo luogo da Napoleone, il quale lo nominò responsabile di tutti i progetti più delicati e importanti per la sicurezza dell’impero. Le sue teorizzazioni sono finemente illustrate nella sua opera intitolata Essais sur quelques parties de l’artillerie et de la fortification par Général comte C.****, pubblicata a Milano nel 1811. I punti fermi del sistema di Chasseloup sono formulati compendiando, forse per la prima volta in modo sistematico, nozioni di fortificazione con precetti di artiglieria. In quest’ottica gli elementi di innovazione diventano la protezione delle bocche da fuoco con casamatte, le quali vengono sviluppate in diversi schemi compositivi e funzionali, e lo studio di tracciati in grado di resistere anche nei livelli difensivi intermedi tra la strada coperta e la piazza d’armi interna. A questi si aggiunge una rivalutazione dei precetti già proposti da Vauban che vengono ulteriormente sviluppati come l’impiego delle opere esterne (rivellini, mezzelune, opere a corno…) per tenere lontano il nemico dalla cinta magistrale, la predisposizione di numerose possibilità di sortita nella cinta della piazza, l’utilizzo delle inondazioni artificiali per ridurre il tratto di fronte accessibile al nemico e su quest’ultimo moltiplicare gli ostacoli. In sintesi si può affermare che il lavoro di Chasseloup consenta al fronte bastionato moderno, così era chiamato il sistema formatosi in seguito agli interventi di Vauban e Cormontaigne, di mantenere intatta la propria efficienza nonostante i notevoli progressi dell’artiglieria nei primi anni dell’Ottocento.

[f.r.]

Principali fonti bibliografiche

Bouvier, F. (1899)Bonaparte en Italie, 1796, Parigi.
Bozzetto, L. V. (1997)Peschiera: storia della città fortificata, s.l., Franke.
Fara, A. (1989)Il sistema e la città: architettura fortificata dell’Europa moderna dai trattati alle realizzazioni, 1464-1794, Genova, Sagep.
Fara, A. (1993)La città da guerra, Torino, Einaudi.
Fara, A. (2006)Napoleone architetto, Firenze, Olschki.
Lodi, G. (1877)Mantova e le guerre memorabili nella valle del Po, considerazioni storiche e militari, Bologna, Zanichelli, pp. 347-364.