Trinceramento del Te

Trinceramento del Te nel 1628

Trinceramento del Te nel 1866

Descrizione

Inizialmente l’opera consisteva in un trinceramento formato da rilevati in terra che andavano a circondare l’isola del Te, ove sorgeva l’omonimo palazzo gonzaghesco. Sul lato nord, parallelo alla Fossa Magistrale che lambiva le mura urbane, il tracciato era pressoché rettilineo così come il lato ovest; a sud (lato esposto al nemico) era presente un fossato e alcune rondelle in terra mentre a est, verso la strada di accesso alla piazza nei pressi di porta Cerese, furono realizzate lunette dal disegno irregolare. Il tracciato fu successivamente ridisegnato con impianto bastionato caratterizzato di due speroni laterali (semi-bastioni) e di tre bastioni non rivestiti, il più ampio dei quali proprio in corrispondenza del palazzo. Gli ampi spalti e i parapetti consentivano la messa in stato di guerra dell’opera.

Principali vicende storiche

Federico II Gonzaga, consolidato il proprio ruolo politico, dedicò specifico interesse alle difese della città; in particolare sul fronte meridionale, tra il 1529 e il 1531, Palazzo Te, la villa suburbana la cui realizzazione era stata affidata a Giulio Romano, fu parzialmente perimetrato con terrapieni a difesa delle inondazioni. Risale però al 1582 e alla collaborazione tra l’ingegnere Bernardino Facciotto e lo scozzese Giacomo Critonio, il progetto e forse la realizzazione delle nuove fortificazioni del Te, fedelmente raffigurate nella Urbis Mantuae Descriptio redatta da Gabriele Bertazzolo nel 1628. Attorno alla villa furono eretti terragli e baluardi a rondella protetti da fossati che disegnavano un’isola nell’isola, delimitata a nord dalla Fossa Magistrale e a sud da un nuovo ampio canale scavato sul tracciato del fossato irregolare che attraversava le terre basse a meridione del complesso giuliesco.
Durante l’assedio del 1628-1629 i mantovani iniziarono a costruire nuove opere di difesa dettagliatamente rappresentate in due disegni del 1633: lo «Argene ovvero falsabraga fatta dal signor Duca, finito» a protezione delle mura occidentali fra Pradella e il bastione di Sant’Alessio e le «Fortificazioni del Te principiate dal signor Duca et non finite» che modificarono il profilo meridionale progettato da Facciotto e Critonio. Dopo il sacco del 1630 seguirono anni di ridotta sovranità militare durante i quali, in seguito a un accordo tra Francia e Impero, la città fu stabilmente presidiata da un contingente militare veneziano che rimase insediato fino al 1663. I lavori al trinceramento del Te furono completati nel 1634 e nell’ultimo decennio del secolo l’ingegnere Du Plessis era impegnato nella sistemazione dei trinceramenti del Te e del Migliaretto. Si trattava delle prime opere realizzate fuori dalla cinta bastionata, concettualmente e in concreto, preludio del campo trincerato di epoca moderna, dove alla cinta magistrale era riservato il ruolo di linea di difesa secondaria o, semplicemente, di sicurezza.
All’inizio del XVIII secolo, con l’annessione all’impero asburgico e il riconoscimento per Mantova dell’inedito e fondamentale ruolo per la difesa dei territori imperiali dell’Italia settentrionale, sono documentati lavori di manutenzione e potenziamento con particolare attenzione al sistema idraulico che integrava e completava il sistema difensivo della città. Quando i francesi di Napoleone all’inizio del XIX secolo misero mano all’ampio progetto che perfezionò l’assetto fortificatorio della fortezza mantovana a coronamento dei trinceramenti del Te e del Migliaretto, fu realizzato il cosiddetto “campo trincerato”, un’ampia area racchiusa da terrapieni e da tre nuovi bastioni perimetrali, destinata alle esercitazioni militari, che per tutto il XIX secolo fu un elemento fondamentale dell’assetto difensivo del fronte sud-orientale della fortezza.
Oggi nulla rimane del trinceramento del Te la cui demolizione e scomparsa risale all’inizio del XX secolo, quando le esigenze della città moderna ridisegnarono il territorio frantumando e cancellando l’immagine della città chiusa, compatta, della città-fortezza che per secoli aveva caratterizzato Mantova.

  • Classificazione Tipologica
    Trinceramento

  • Progettisti
    Bernardino Facciotto
    Giacomo Critonio
    Du Plessis
    Ingegneri del genio militare asburgico e francese

  • Ubicazione

  • Stato di conservazione
    Scomparso

  • Proprietà o Ente di riferimento

  • Accessibilità

  • Destinazione d’uso attuale

  • Principali fonti bibliografiche
    Bonora Previdi, C. (2009)Mantova e le difese imperiali. Architettura e ingegneri militari durante gli anni della prima amministrazione asburgica (1707-1797), «Postumia», 20/1-2.
    Ferrari, D. (1988)Ingegneri militari al servizio dei Gonzaga nel Cinque e Seicento, in Guerre, stati e città. Mantova e l’Italia padana dal secolo XIII al XIX, Atti delle Giornate di Studio in omaggio di Adele Bellù (Mantova, 12-13 dicembre 1986), a cura di C.M. Belfanti, F. Fantini D’Onofrio, Mantova, Gianluigi Arcari Editore, pp. 263-294.
    Ferrari, D. (2000)La città fortificata. Mantova nelle mappe ottocentesche del Kriegsarchiv di Vienna, Modena, Il Bulino.
    Fontana, A. (1989-90)La dismissione delle fortificazioni di Mantova (dal 1870 al 1940), tesi di laurea, relatore M.G. Sandri, correlatore L. Roncai, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura.
    Lodi, G. (1877)Mantova e le guerre memorabili nella valle del Po, considerazioni storiche e militari, Bologna, Zanichelli.