Ridotti sull’Osone Nuovo

 

Veduta d’insieme della linea difensiva sull’Osone Nuovo nel 1849

 

Ridotto sull’Osone Nuovo n. 1 presso Curtatone

 

Ridotto sull’Osone Nuovo n. 2

 

Ridotto sull’Osone Nuovo n. 3

 

Ridotto sull’Osone Nuovo n. 4 presso Montanara

 

Ridotto sull’Osone Nuovo n. 5

Descrizione

Le opere campali realizzate durante gli scontri della prima guerra d’indipendenza dalla truppe toscane, accampate tra Montanara e Curtatone, già nel 1849 furono sostituite da un trinceramento di carattere semipermanente che dipartiva da Curtatone, presso la riva del lago Superiore, e che costeggiando la strada parallela ad un tratto del canale Osone si attestava a Montanara. Uno sbarramento caratterizzato da cinque ridotti (o ridotte): il ridotto n. I era posto in corrispondenza dell’incrocio con la strada postale “per Milano”; ad una distanza dal suo saliente di 979, 20 metri, lungo il corso del canale dell’Osone e in corrispondenza della “casa Vanbianchi” sorgeva il ridotto n. II e a una distanza da quest’ultimo di metri 823, 68, dopo la “casa Sforni” il ridotto n. III; ad una distanza di 650,88 metri in località Montanara, tra la chiesa parrocchiale e la rocca, nei pressi dell’incrocio tra la strada comunale Mantova-Gazzuolo e la strada che da Montanara dirige a Curtatone,sorgeva il ridotto n. IV; infine a una distanza di 668,16 metri, poco distante dal cimitero tra le case “Riccini” e “Zanetti” si trovava il ridotto n. V, che chiudeva l’intera linea difensiva.
Nel dettaglio tali opere, la cui impostazione richiama i caratteri più generali del “sistema prussiano”, presentavano tracciati poligonali irregolari aperti (ridotti nn. I-IV) o chiusi (ridotto n. V), definiti da terrapieni modellati sul naturale angolo di pendio e sulla base di attenti calcoli balistici, con fossati secchi che ne cingevano in parte o totalmente il perimetro. Di carattere semipermanente, realizzati in terra, esse presentavano impianto e struttura semplificati rispetto ai forti di maggiori dimensioni. Alla base del fossato secco erano infatti assenti palizzate, muri alla Carnot e caponiere; nel piazzale interno, erano assenti strutture necessarie all’acquartieramento della truppa che fungevano anche da nucleo centrale di resistenza. Due o più rampe interne consentivano l’accesso ai terrapieni, dove era collocata l’artiglieria.

Principali vicende storiche

Nel 1814, la ridefinizione dei confini scaturita dal Congresso di Vienna, impose alla monarchia asburgica il completo riesame delle proprie difese, giudicate ormai insufficienti anche a fronte delle profonde trasformazioni subite dalla condotta della guerra. Già nel 1819 l’arciduca Giovanni Battista d’Austria, nominato nel 1801 direttore generale del Genio, dopo aver valutato attentamente l’assetto del sistema difensivo esistente, nel suo piano di rafforzamento delle difese imperiali individuava per i territori italiani un unico sistema difensivo in direzione nord-sud, da Brixen a Mantova, che avrebbe stabilito e garantito una sicura via di comunicazione tra il Tirolo ela Pianura Padana, in grado di consentire sia il ripiegamento sia la preparazione di manovre controffensive. In pianura, la piazzaforte di Mantova appoggiata dalle posizioni più arretrate di Peschiera, Legnago e Verona, avrebbe assunto, secondo il piano dell’arciduca, una funzione di primaria importanza all’interno di un sistema che avrebbe stabilito una connessione tra le linee fluviali del Mincio e dell’Adige e le piazzeforti di Mantova, Peschiera, Verona e Legnago. Un sistema difensivo già configurato dalla natura, fondamentale per la difesa del Lombardo-Veneto che necessitava solo di essere potenziato e rafforzato. La validità e le potenzialità di tale dispositivo furono effettivamente sperimentate e confermate durante le campagne di guerra del 1848-49. Ne conseguì la definitiva impostazione del Quadrilatero: Peschiera e Mantova, poste sulla linea del Mincio, in posizione avanzata, avrebbero costituito i perni di manovra dell’armata, Legnago, in seconda linea, come testa di ponte avrebbe assicurato l’appoggio all’ala del medio Adige, mentre Verona, in posizione arretrata e direttamente collegata all’Impero, sarebbe stata il deposito dove concentrare tutti i rifornimenti militari del Lombardo-Veneto.
Mentre a Peschiera si predisponeva la costruzione di una cinta di opere esterne minori e a Verona la prima cinta di forti a Mantova, all’indomani degli scontri della prima guerra d’indipendenza, il genio militare imperiale pose mano alla realizzazione di cinque ridotti sulla linea avanzata occidentale costituita dall’arginatura dello scolo pubblico denominato Osone nuovo, distante circa quattro miglia dalla città e la cui importanza strategica fu messa in evidenza proprio durante gli scontri armati del 1848. Qui durante gli scontri le truppe toscane, accampate tra Montanara e Curtatone, avevano infatti eretto un trinceramento di opere provvisorie in terra che nel 1849, in esecuzione del rescritto del FML Radettzky del 20 agosto, anziché essere distrutte furono sostituite da ridotti di carattere semipermanente che definirono una linea difensiva che si estendeva dalle propaggini del lago Superiore, presso Curtatone, fin oltre Montanara chiudendo così idealmente la linea del Serraglio.
Per l’intera zona, fino ad allora esclusa dai vincoli militari, nel 1852 fu disposta la definizione del raggio fortilizio con il conseguente divieto di erigere nuovi fabbricati e il passaggio della proprietà dei terreni al demanio militare.

  • Classificazione Tipologica
    Ridotto (o ridotta) a tracciato poligonale
  • Progettisti
    1849

    Eduard Maretich von Riv-Alpon
    Anton König

  • Ubicazione
    Comune di Curtatone
    GPS: N 45.1414, E 10.7123

  • Stato di conservazione
    Non più esistenti.

  • Proprietà o Ente di riferimento

  • Accessibilità

  • Destinazione d’uso attuale

  • Principali fonti bibliografiche
    Bonora, C. (1999)Le difese militari, in Mantova e il suo territorio, a cura di G. Rumi, G. Mezzanotte, A. Cova, Milano, Cariplo, pp. 213-247.
    Bonora Previdi, C. (2003)Il Mincio e la guerra. Storia di eserciti e fortificazioni, in Mincio. Parco laboratorio. Cultura e tecniche di manutenzione e valorizzazione del paesaggio, a cura di R. Pugliese, Milano, Edizioni Unicopli, pp. 223-247.
    Bonora Previdi, C.Roncai, L. (2008)Da città ducale a capoluogo di provincia: l’architettura a Mantova 1707-1946, in “Storia di Mantova. Uomini, ambiente, economia, società, istituzioni. Le radici del presente (1792-1960)”, a cura di M.A. Romani, vol. II, Mantova, Tre Lune Edizioni, pp. 73-155.
    Ferrari, D. (2000)La città fortificata. Mantova nelle mappe ottocentesche del Kriegsarchiv di Vienna, Modena, Il Bulino, pp. 174-179.