Opera a corno di Pradella

Opera a corno nel 1633

Opera a corno nel 1796

Opera a corno nel 1814

Opera a corno nel 1866

Veduta generale dell’Opera a corno con le batterie del lago e Lunetta di Belfiore nel 1866

Descrizione

L’opera di Pradella nasce come una tenaglia a difesa dell’accesso a ovest della città di Mantova nonché della chiusa che permetteva l’ingresso delle acque nella valle del Paiolo a formare la grande inondazione difensiva.
La tenaglia, nel progetto del 1633, ricalca le proporzioni classiche con l’aggiunta di uno sperone a sinistra per evitare l’aggiramento dell’opera. Il fronte di gola doveva essere interamente protetto a destra dalle acque del lago Superiore e a sinistra dalle acque dell’inondazione. Sull’asse mediano un’apertura consentiva di accedere all’argine e di giungere quindi all’omonima porta che consentiva l’accesso alla città.
Alla soglia degli assedi della prima campagna d’Italia, l’opera si presentava arricchita di una mezzaluna posizionata davanti alla cortina con conseguente modifica del tracciato della strada d’ingresso alla città, e veniva parzialmente riattata con l’aggiunta di due semi-controguardie laterali e di una strada coperta dotata di traverse. Interventi che ne modificavano sostanzialmente il tracciato che dalla forma concava della tenaglia era ridisegnato nella forma convessa di quella che poi divenne un’opera a corno.
Il generale francese François de Chasseloup-Laubat Chasseloup nel ristudiare l’accesso occidentale alla città creò un sistema difensivo composto dall’opera di Pradella integrata con la nuova lunetta avanzata di Belfiore. Il fortilizio subì quindi un’importante riconfigurazione da cui ne conseguì la modifica sostanziale del tracciato dall’impianto, derivato dal sistema bastionato, con una modesta cortina e due ampi bastioni, il fossato antistante, un rivellino e la strada coperta. Sul fianco destro dell’opera fu aggiunta una controguardia di copertura, poi divenuta «Batteria del Lago», destinata ad accogliere l’artiglieria per la difesa della strada di ingresso alla città. Un’altra batteria fu collocata in posizione più arretrata per presidiare il varco tra le opere di Pradella e la cinta della città per chi fosse arrivato da sud-ovest. Successivamente l’opera fu aggiornata con la creazione di piazzole d’artiglieria sui terrapieni.

Principali vicende storiche

Durante l’assedio del 1628-29 opere provvisorie furono approntate anche sul fronte occidentale, presso Porta Pradella, a difesa della strada d’ingresso alla città e dell’argine che assieme alla diga-ponte dei Mulini sosteneva le acque del lago Superiore. Successivamente, quando l’organizzazione e la difesa militare, per un accordo fra Francia e Impero, furono affidate a un presidio militare della Repubblica di Venezia, rimasto insediato dal 1631 al 1663, furono completati i lavori di rinforzo già intrapresi da Carlo I e furono progettate nuove opere tra le quali la «Tenaglia della Pradella» e fu rivestita di mattoni la mezzaluna di San Carlo, completandola di cordone e lastricato di marmo, lavori non ancora ultimati però nel 1639.
Interventi di potenziamento alle opere poste a difesa dell’ingresso di Porta Pradella, la cui conservazione era ritenuta di fondamentale importanza per la difesa dell’omonima diga, furono eseguiti nel corso del XVIII secolo; nel 1744 l’ingegnere militare Nicolò Baschiera affermava, infatti, quanto fosse «assolutamente necessario terminare l’opera avanzata alla testa dell’argine di porta Pradella, essendo la detta opera nello stato in cui si ritrova, incapace di fare la minima difesa, per il che avendola occupata l’Inimico, e tagliando questo l’argine suddetto ridurrà la Città in breve tempo all’ultima estremità e perciò (quando il caso lo richiede) bisogna stabilire con tutta solecitudine quello si doverà fare in detto luogo». Fissato il contratto con l’impresario Adamo Gasparini e il metodo di misurazione degli scavi, furono iniziati i lavori e nel settembre1747 Baschiera specificava che «l’opera (…) è quasi che terminata». Seguirono interventi di rafforzamento e potenziamento, in particolare all’inizio del XIX secolo, con il piano attuato dal generale francese François de Chasseloup-Laubat, l’opera fu ridisegnata nel tracciato e il suo potenziale difensivo fu ulteriormente accresciuto con l’aggiunta della Lunetta Belfiore. Ulteriori lavori furono attuati nel 1859; a sud del sistema di Belfiore-Pradella l’orografia del terreno creava un promontorio, l’altura del Pompilio, sporgente verso la città sul quale il nemico avrebbe potuto posizionare artiglierie e battere il nucleo urbano; per questo, perseguendo un’intuizione già napoleonica, gli ingegneri militari del genio asburgico ritennero opportuno creare una linea avanzata che partendo dalla Lunetta di Belfiore corresse verso sud fino alla nuova Lunetta Pompilio; sistema ulteriormente potenziato durante gli interventi di messa in stato di difesa del 1866 con l’aggiunta della Batteria Belgioioso a formare la seconda cerchia distaccata a protezione dell’opera di Pradella che consentiva il diretto accesso alla città.

  • Classificazione Tipologica
    Opera a corno

  • Progettisti
    Ingegneri della Repubblica di Venezia
    Ingegneri del genio militare asburgico e francese

  • Ubicazione

  • Stato di conservazione
    Non più esistente

  • Proprietà o Ente di riferimento

  • Accessibilità

  • Destinazione d’uso attuale

  • Principali fonti bibliografiche
    Bonora Previdi, C. (2009)Mantova e le difese imperiali. Architettura e ingegneri militari durante gli anni della prima amministrazione asburgica (1707-1797), «Postumia», 20/1-2.
    Ferrari, D. (1988)Ingegneri militari al servizio dei Gonzaga nel Cinque e Seicento, in Guerre, stati e città. Mantova e l’Italia padana dal secolo XIII al XIX, Atti delle Giornate di Studio in omaggio di Adele Bellù (Mantova, 12-13 dicembre 1986), a cura di C.M. Belfanti, F. Fantini D’Onofrio, Mantova, Gianluigi Arcari Editore, pp. 263-294.
    Ferrari, D. (2000)La città fortificata. Mantova nelle mappe ottocentesche del Kriegsarchiv di Vienna, Modena, Il Bulino.
    Fontana, A. (1989-90)La dismissione delle fortificazioni di Mantova (dal 1870 al 1940), tesi di laurea, relatore M.G. Sandri, correlatore L. Roncai, Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura.
    Lodi, G. (1877)Mantova e le guerre memorabili nella valle del Po, considerazioni storiche e militari, Bologna, Zanichelli.
    Rondelli, F. (2007)L’architettura militare sul territorio virgiliano: il forte di Pietole nell’epoca francese in Virgilio ombra gentil. Luoghi Memorie Documenti, a cura di C. Togliani, Mantova, Editoriale Sometti, pp. 231-242.