Castello e sostegno di Governolo

Veduta generale di Governolo nel 1420 circa

Chiusa di Governolo nel 1410

Chiusa di Governolo nel 1628

 

Chiusa di Governolo nel 1885

Galleria fotografica

Descrizione

Nel luogo dove il fiume Mincio confluisce in Po si incontra l’abitato di Governolo, sorto e sviluppatosi a ridosso dell’antico corso del Mincio interrato negli anni Ottanta del Novecento. Qui un tempo sorgeva l’antico castello, abbattuto nel 1718, esteso nelle sue forme trecentesche su una superficie di circa 15.500 metri quadrati, delimitata da mura merlate, difeso al vertice nord-orientale da una rocca, l’ultimo baluardo difensivo in caso di attacco e protetto da una torre alta circa 30 metri (sopravvissuta seppur ridotta in altezza e privata della merlatura). Il borgo fu provvisto di granaio, pozzo, colombaia e, naturalmente, di una chiesa costruita tra il 1377 e il 1378 da mastro Giacomo de Curtis.
Nel punto di confluenza tra Mincio e Po, per regolare le acque, fu realizzato l’antico “sostegno” destinato a trattenere le acque del Mincio e a evitare che i laghi attorno a Mantova potessero ridursi oltre un determinato livello con grave pregiudizio per la difesa, la salubrità dell’aria, la navigazione e la pesca. La conca consentiva, infatti, alle imbarcazioni di superare il dislivello esistente fra Mincio e Po; inoltre, in caso di piena del Po, impediva che le acque, rigurgitando in Mincio, aumentassero il livello di quest’ultimo e dei laghi con rischio di allagamento per la città. Il complesso, oggi interrato, è costituito da un sostegno a due bocche con chiusura realizzata da panconature metalliche, manovrate da un carro ponte, ancora in sede e protetto da una copertura metallica. Il sostegno, a monte e a valle delle porte, era dotato di gargami per l’inserimento di palancole, che ne consentivano la completa chiusura e il prosciugamento in caso di necessità. Un lungo partitore separa ancora oggi il sostegno dalla conca di navigazione costituita da un bacino un tempo chiuso da porte vinciane.

Principali vicende storiche

Governolo, probabilmente sorto come nucleo di pescatori stabiliti su palafitte, è un piccolo centro della provincia di Mantova che sorge presso la confluenza del fiume Mincio con il fiume Po. La ricostruzione storica delle opere fortificate di Governolo non può prescindere dalle vitali necessità di governare l’enorme presenza di acqua che, dai primi insediamenti umani nei territori mantovani, aveva sempre afflitto queste popolazioni sia dal punto di vista delle esondazioni sia della insalubrità dell’aria. Si pensa che lo stesso nome “Governolo” derivi dalla sua funzione di governare le acque dei laghi della vicina Mantova. Nel significato dato al governo delle acque va aggiunta anche la necessità di garantire la navigazione da Mantova fino al mare Adriatico attraverso i fiumi Mincio e Po.
La prima opera fortificatoria costruita a Governolo risale all’epoca canossiana (ed è attribuita a Galliano, l’architetto di Matilde), quando, durante la guerra contro l’imperatore Enrico IV, fece costruire un fortilizio a guardia dello sbocco del Mincio in Po e lo diede in custodia alla famiglia dei Bagnolo. Il fortilizio fu ricostruito durante il XIII secolo; entrato nelle proprietà dei Gonzaga nel secolo successivo fu a più riprese rafforzato. Fu in particolare a partire dal 1370, che, per volere di Ludovico I Gonzaga, si eresse un castello delimitato da un recinto turrito costruito interamente in laterizio. Governolo era ovviamente uno dei presidi più importanti poiché controllava l’accesso dal Po al Mincio, quindi la via fluviale verso la città di Mantova da difendere, in particolare, da possibili attacchi dei Visconti di Milano.
Fra il 1394 e il 1396, lo sbocco di Mincio fu ulteriormente difeso con la costruzione della chiusa a due bocche e dell’alta torre che la sovrastava. L’idea di costruire un sostegno-scaricatore a Governolo è generalmente attribuita all’ingegnere bergamasco Alberto Pitentino, in relazione agli interventi da lui attuati, all’inizio del XII secolo, per la regolamentazione delle acque del Mincio attorno alla città. Alcuni storici sostengono però che la chiusa sia stata realizzata solo tra il 1394 e il 1396, periodo in cui Francesco I Gonzaga, ordinò di suddividere, mediante un massiccio elemento centrale, la bocca dell’antico sostegno. La suddivisione in due fornici avrebbe consentito la chiusura con travature e la possibilità di sostenere meglio le acque dei laghi; inoltre il collegamento per mezzo di un arco del pilone alla sponda sinistra del fiume e la nuova torre avrebbero reso il sistema idraulico-difensivo della città più sicuro da eventuali attacchi nemici.
Durante il governo di Gianfrancesco Gonzaga, primo marchese di Mantova, l’arte militare fu oggetto di una notevole evoluzione, in particolare in termini balistici e di tecniche d’assalto. Pertanto, tutte le fortificazioni mantovane furono potenziate; quella di Governolo nel 1449 fu protetta da spalti difesi da numerose bombardelle, mentre il ponte sul fossato nel 1453 fu sottoposto a un’opera di rinforzo con assi chiodate per sopportare carichi più pesanti. Intervento coordinato e seguito dall’ingegnere di corte Giovanni da Padova che, alla vigilia della celebre dieta tenutasi a Mantova e presieduta da papa Pio II Piccolomini, assistette Ludovico II Gonzaga nella costruzione di “uno sostigno de aquij (…) aprexo la chiusa (…) per paura che li nave non potesse servire a Mantoa per la venuta del papa”. La volontà di terminare velocemente i lavori indusse l’ingegnere a realizzare una vera e propria conca di navigazione costituita, probabilmente, da strutture provvisorie. Nel 1562 la “chiusa” minacciava “ruina”, tuttavia solo nel 1608, sotto la direzione dell’ingegnere Gabriele Bertazzolo, furono intrapresi alcuni primi lavori e l’anno successivo fu avviata la costruzione del nuovo “sostegno” o conca di navigazione. Sostenendo con maggiore efficacia le acque a Governolo poteva, infatti, essere evitato l’abbassamento del livello dei laghi e al tempo stesso impedito che, in caso di piena del Po, le sue “torbide” risalissero il Mincio. I lavori terminarono solo nel 1618.
In seguito alle guerre per la successione al trono da parte dei Gonzaga di Nevers e alla guerra del Monferrato, il territorio mantovano fu depredato dalle truppe imperiali, le quali assoggettarono le più importanti piazzeforti del dominio (Viadana, Canneto, Gazzuolo, Castiglione, Marmirolo e Volta). Il passaggio del ducato a Carlo di Nevers, in effetti, non era piaciuta agli Spagnoli e ai Savoia, i quali si erano coalizzati e avevano invaso il Monferrato, mentre l’imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando II aveva ordinato il sequestro dei territori mantovani. A questo punto, al duca di Mantova, in attrito con l’imperatore, non rimase altro che fortificare i castelli di Governolo, Goito, Gazzuolo e Canneto, in preparazione di una impegnativa guerra. La guerra ebbe presto inizio e Mantova assieme a Governolo − nodi strategici del Serraglio − fu invasa dalle truppe imperiali. Nel 1631 avvenne la consegna dei castelli occupati (tra i quali Borgoforte, Goito, Viadana e Governolo) nelle mani del duca Carlo di Nevers e ristabilito l’ordine la vita nel territorio riprese, ma poche cure furono destinate al ripristino delle opere di fortificazione, o a alla manutenzione di quanto ancora conservato. Appariva, infatti, ben più urgente destinare gli scarsi fondi alla ripresa della vita economica e sociale. La custodia e la gestione dei manufatti furono affidate alle autorità locali, per vari motivi incapaci di occuparsene efficacemente; pertanto, fin dalla seconda metà del XVII secolo, anche il fortilizio di Governolo versava in uno stato di grave e deplorevole abbandono.
Nel XVIII secolo Governolo subì nuove devastazioni da parte delle truppe imperiali, specialmente quando nel 1702 il loro quartier generale fu posto nel borgo, all’interno del Serraglio. Terminò in quest’epoca lo splendore di un castello che per secoli aveva avuto un ruolo di indispensabile protagonista nella storia di Mantova e del suo territorio. Nel 1718, infatti, le torri e le mura furono abbattute a causa degli irreparabili danni provocati dalle precedenti guerre e i materiali recuperati furono riutilizzati per rinforzare le difese di Mantova.
Per quanto riguardava il “sostegno” nuovi lavori furono intrapresi dopo il sacco del 1630 e nel 1670 il Magistrato Camerale fece compilare una dettagliata relazione sui lavori eseguiti, proponendone altri per il suo mantenimento, e tre anni più tardi l’ingegnere Doricilio Moscatelli Battaglia presentava un progetto di ristrutturazione. Dalla metà del XVIII secolo, quando il governo imperiale affrontò in maniera sistematica il potenziamento del sistema difensivo della città di Mantova, a cui era stato riconosciuto il ruolo di principale fortezza per la difesa dei territori imperiali dell’Italia settentrionale, particolare attenzione fu posta anche al riassetto del sistema idraulico dell’intero ducato. La regolamentazione delle acque rappresentava, infatti, il fondamentale presupposto anche per il mantenimento di un’adeguata efficienza militare. Particolare fu l’attenzione rivolta all’opera di Governolo da cui dipendeva il livello dei laghi di Mezzo e Inferiore, ma che presentava il grave inconveniente di essere troppo lontana dalla città, quindi difficilmente raggiungibile e difendibile in caso d’assedio. All’inizio degli anni Cinquanta del secolo, la volontà di risolvere la complessa e articolata questione portò all’approvazione del progetto dell’ingegnere Antonio Maria Azzalini, che, non ritenendo necessario lo spostamento del sostegno verso la città, proponeva la costruzione di una nuova opera più a valle nella zona tra la località di San Leone e la confluenza del Mincio in Po. Morto improvvisante l’Azzalini, alla direzione dell’opera subentrarono Francesco Cremonesi e Nicolò Baschiera che, tenendo conto del disegno generale già tracciato e di alcune nuove indicazioni tecniche, realizzarono i disegni esecutivi e avviarono il cantiere. Difficoltà di carattere tecnico, opinioni discordanti in merito all’effettiva validità dell’opera e una spesa eccessivamente impegnativa determinarono però un lento procedere dei lavori e, all’inizio degli anni Sessanta, la loro definitiva interruzione. Seguirono nuove elaborazioni progettuali, espressioni dell’intreccio e della sovrapposizione d’interessi e competenze civili e militari, che per motivi essenzialmente economici non furono realizzate. Si procedette con interventi di manutenzione ma anche di trasformazione: in alcune fotografie risalenti al 1876 è possibile scorgere, infatti, soltanto la conca. Nel 1887 la Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche, ricalcando nelle forme l’impianto seicentesco, eseguì importanti opere di manutenzione e restauro del manufatto. Nel 1954, per circa un mese, la conca fu impropriamente utilizzata come scaricatore per abbassare di un metro le acque dei laghi e nel 1983, in seguito ai problemi statici manifestatisi nella struttura, fu deciso di interrare l’alveo del Mincio che da sempre attraversava il borgo.
Le funzioni di questo antico manufatto sono oggi svolte dal nuovo sostegno del Mincio e dalla conca di navigazione inaugurata nel 1925, e negli spazi di quella che era la “Casa dei concari”, a fianco alla vecchia conca di navigazione, è stato realizzato il Museo del Fiume, spazio espositivo che illustra e presenta l’importante storia di Governolo, da sempre teatro di importanti scontri e battaglie, del fiume Mincio e delle attività a esso legate.

  • Classificazione Tipologica
    Castello
    Sfioratore e conca di navigazione

  • Progettisti
    Gabriele Bertazzolo
    Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche

  • Ubicazione
    Comune di Roncoferraro

  • Stato di conservazione
    Del castello rimane oggi solo una delle torri della cinta muraria nota come Torre di Galiano, mentre la chiusa e la conca di navigazione, sebbene interrate, sono ben conservate.
  • Proprietà o Ente di riferimento
    Torre di Galliano, Comune di Bagnolo San Vito
    Chiusa e conca di navigazione, Demanio dello Stato
  • Accessibilità
    Entrambe le strutture sono raggiungibili con viabilità ordinaria. La chiusa e conca di navigazione, oggi interrate, sono accessibili al contrario della torre.

  • Destinazione d’uso attuale
    La Torre di Galliano è oggi a uso pubblico, mentre la chiusa e la conca di navigazione, avendo perduto il loro rapporto con l’acqua, sono in disuso e rientrano nel Museo diffuso del fiume Conca del Bertazzolo.

  • Principali fonti bibliografiche
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    Cfr. inoltre il Museo del Fiume di Governolo.