François Nicolas Benoît Haxo
(1774 Lunéville – 1838 Parigi )
Nato a Lunéville da una famiglia di umili origini venne ammesso come allievo alla scuola di artiglieria di Châlons-sur-Marne dalla quale uscì nel 1793 con il grado di luogotenente di una compagnia di minatori. L’anno successivo, in seguito all’accorpamento del corpo dall’artiglieria al genio, passò in quest’arma con il grado di capitano per servire nell’armata del Reno partecipando alle campagne rivoluzionarie del 1794 e 1795. Dal 1796 tornò a Parigi dove ebbe la possibilità di seguire i corsi dell’École Polytechnique ed assistere alle lezioni tenute da Gaspard Monge, il celebre inventore della geometria descrittiva. Haxo trasse dagli insegnamenti del matematico fondamentali precetti che approfondì ed applicò, negli anni successivi, al rilievo dei terreni impiegando per primo il metodo delle curve di livello ai fini dello studio e restituzione grafica delle caratteristiche altimetriche del suolo. Reintegrato nelle file militari dell’armata di riserva, creata da Napoleone in funzione antiaustriaca, partecipò alla seconda campagna d’Italia e si mise in luce nella presa del forte di Bard grazie alla quale conquistò sul campo il grado di capo battaglione nel 1801.
Dopo l’esito positivo della campagna, che vide i francesi padroni dell’Italia settentrionale, Haxo ricevette il compito di prendere servizio presso il Genio guidato dal generale François de Chasseloup-Laubat per dedicarsi al potenziamento delle difese di alcune città italiane. Il primo incarico che egli ricevette lo portò ad occuparsi delle valli bresciane ed in particolare della Rocca d’Anfo per la quale il generale Chasseloup chiedeva un piano per l’ammodernamento e il potenziamento difensivo. Fu in questa occasione che Haxo compì il primo rilievo integrale del terreno rappresentandolo poi con il metodo delle isoipse. Sulla base così ottenuta sviluppò poi un progetto molto corposo che fu giudicato troppo oneroso per essere realizzato. L’anno successivo fu chiamato da Chasseloup a lavorare a Peschiera sul vasto progetto che egli stesso aveva redatto un anno prima. L’ormai consueta fase di rilievo fece in modo che la città fosse una delle prime a dotarsi di una cartografia così precisa la quale consentiva di avere una conoscenza integrale del terreno. Il progetto, impostato da Chasseloup e sviluppato da Haxo adattandolo alle caratteristiche del suolo di natura collinare morenica, si presentava di dimensioni grandiose per le opere da realizzare, cariche di innovazioni portate soprattutto da Haxo, e per l’impiego di maestranze e finanze necessarie e ridisegnò la città come una delle prime piazzeforti a forti staccati. Negli anni successivi si trovò a Venezia e Mantova dove intervenne nel 1806 nel dibattito circa il destino dei laghi cittadini.
François Nicolas Benoît Haxo (wikimedia)
La tesi di Haxo, in contrapposizione netta con il generale Chasseloup, sosteneva l’inefficacia dei bacini ai fini difensivi e il danno che per giunta essi avrebbero continuato ad arrecare in termini di salubrità anche dopo la realizzazione degli interventi previsti dal generale Chasseloup ed approvati dall’Imperatore. Egli argomentò sostenendo l’inadeguatezza del manufatto di Governolo per contenere le piene del Po ed asserì che la chiusa avrebbe potuto addirittura avere effetti negativi a livello difensivo qualora il nemico avesse sbarrato il Mincio a Peschiera ed impedito la risalita delle acque del Po lasciando così a secco la cinta della città. Parimenti, se il nemico fosse entrato in possesso della chiusa di Governolo in tempi di piene del Po avrebbe potuto manovrare in modo da provocare la sommersione di ampie parti della città. Haxo sconsigliava dunque la realizzazione pratica del piano già approvato che, oltre ai detti vizi in termini difensivi, non avrebbe assicurato nemmeno il risanamento della città. La realizzazione della diga di Casa Zanetti infatti, la quale avrebbe sostenuto le acque del lago Inferiore ad un livello più alto avrebbe sicuramente coperto stabilmente le paludi più basse allora presenti, ma avrebbe per contro dato luogo alla formazione di altre ad una quota superiore. Partendo da questa critica, che non entra nel merito delle opere difensive progettate da Chasseloup ma discute l’impostazione dell’assetto idraulico dato alla città, propose un piano alternativo che sconvolgeva la morfologia della città e delle variabili idrauliche e ambientali ad essa connesse. Il piano Haxo prevedeva infatti l’eliminazione del sistema dei laghi a favore di un canale artificiale della larghezza di circa 40 metri, il quale partendo dalla diga dei Mulini avrebbe raccolto le acque del Mincio e le avrebbe convogliate in fregio alla cinta magistrale da piazza virgiliana fino a porto Catena e di qui al Migliaretto fino alla gola del forte di Pietole seguendo il tracciato della diga già realizzata da Chasseloup. Il nuovo letto del Mincio sarebbe stato contenuto sulla sinistra da un nuovo argine elevato fino alla quota di 100 piedi il quale a valle di Formigosa si sarebbe poi congiunto con il vecchio alveo. Le terre dei bacini dei laghi, liberate in questo modo dalle acque sarebbero state rese disponibili all’agricoltura e tenute asciutte grazie ad una gronda che avrebbe scaricato le acque di pioggia e filtrazione a valle di Ostiglia. Nel nuovo Mincio artificiale sarebbe stata possibile la navigazione costantemente grazie alla regolazione altimetrica dei livelli e delle portate e grazie ad una serie di vasi e sostegni che Haxo intendeva realizzare a partire dal ponte dei Mulini fino allo sbocco nel vecchio Mincio.
A questo corpo di lavori, già molto audace, Haxo proponeva di far seguire anche la creazione di un canale diversivo che partendo a monte di Rivalta raccogliesse le acque del Mincio e di tutte le derivazioni per condurle a valle del ponte diga dei Mulini. Ciò avrebbe reso sicura la città nel caso il nemico, padrone di Peschiera, avesse scaricato una grande massa d’acqua nel fiume allo scopo di distruggere i manufatti della città e, in più, avrebbe liberato tutte le terre dalle paludi esistenti da Rivalta al lago Superiore e risolto definitivamente il problema dell’insalubrità dell’aria.
Questo piano, che qualora fosse stato applicato, avrebbe trasformato sostanzialmente la città e il territorio eliminandone i tratti fra i più caratterizzanti, fu giudicato oneroso sia in termini di risorse sia di tempo oltre che di dubbia riuscita, così, nello stesso anno 1806 l’Imperatore Napoleone ordinò la prosecuzione degli interventi precedentemente previsti da Chasseloup.
Negli anni successivi fu richiesto l’intervento di Haxo presso il sultano Sélim per le fortificazione di Costantinopoli e dei Dardanelli. Richiamato in Italia da Chasseloup fu poi inviato in Spagna dove partecipò all’assedio di Saragozza conquistando il grado di colonnello. Sempre al seguito delle armate napoleoniche prese parte alla battaglia di Wagram dopo la quale ricevette la Legion d’Onore. L’instabilità della penisola iberica lo riportò ad occuparsi dei lavori d’assedio di Lerida e Mequinenza dopo i quali fu promosso generale di brigata nel 1810. Durante la campagna di Russia, in cui accompagnò l’Imperatore come aiutante di campo, ricevette il titolo di generale di divisione dopo essere sfuggito dalle mani dei cosacchi. Nominato barone seguì Napoleone durante l’epopea dei cento giorni approntando le fortificazioni di Parigi e combattendo a Waterloo.
Durante la restaurazione fu riammesso a partire dal 1819 come ispettore generale delle fortificazioni, ricevette da Luigi Filippo la decorazione della Legion d’Onore e la nomina di Pari di Francia e di consigliere di stato per le fortificazioni. Negli anni Trenta dell’Ottocento si collocano la presa della cittadella di Anversa, espugnata nel 1832, e alcuni dei più importanti lavori del generale Haxo per le difese di Belfort, Grenoble, Besançon, Dunkerque e molte altre, in queste opere ripartì dai tracciati esistenti ideati principalmente da Vauban e Cormontaigne e li integrò rendendoli idonei alle nuove esigenze belliche conquistando l’appellativo di «digne successeur de Vauban». In questa occasione inoltre sperimentò in modo compiuto un modello di casamatta aperta sul lato posteriore di semplice ed economica costruzione conosciuta poi come “casamatta Haxo” e largamente impiegata presso tutte le scuole fortificatorie successive. Il generale Haxo morì a Parigi il 25 giugno del 1838 lasciando nello scritto dal titolo Mémoire sur le figure du terrain dans les cartes topographiques il frutto degli studi sulla rappresentazione altimetrica del terreno la cui prima diffusione rimane tuttora legata al suo nome.
Principali fonti bibliografiche
Association Vauban (2001), Un Digne Successeur De Vauban, François Nicolas Benoît Haxo, Actes du colloque de Belfort, pp. 22, 23, 24 Septembre 2001.
Bozzetto, L. V. (1997), Peschiera: storia della città fortificata, s.l., Franke, pp. 137-284.
Calabria, G. (2009), La Rocca d’Anfo, Brescia, Sezione Tipolitografica Queriniana, pp. 48-63.
Fara, A. (2006), Napoleone architetto, Firenze, Olschki.