Nicolò Baschiera
(? – Milano 13 febbraio 1780)
Ufficiale nel Corpo degli ingegneri imperiali, Nicolò Baschiera rientra nel ristretto novero dei principali e indiscussi protagonisti dell’ingegneria militare e idraulica della Lombardia settecentesca. Di origine romana, egli entrò al servizio dell’Impero il 14 aprile 1734; con il grado di tenente partecipò alle Campagne del Reno e nel 1736 fu inviato in Italia «(…) per servire contro gli Spagnoli in Toscana (…)». Il 12 ottobre 1738 ottenne la nomina a capitano e solo nel 1742, dalla Toscana, fu inviato alla fortezza di Mantova. Per necessità dovute ai vari conflitti, succedutisi in quegli stessi anni, fu anche nominato comandante di Pizzighettone, Guastalla e Parma e la sua assegnazione a Mantova divenne definitiva solo nel 1750. Nel 1756, fu promosso maggiore, nel 1762 tenente colonnello e successivamente colonnello. Inserito e stimato in ambito cittadino, fu anche membro dell’Accademia di Scienze e Belle Arti dove, tra il 1768 e il 1770, ricoprì l’incarico di censore alla facoltà di matematica.
Con la definitiva assegnazione a Mantova Nicolò Baschiera divenne uno dei principali protagonisti delle vicende progettuali che, dalla seconda metà del XVIII secolo, il governo imperiale predispose per la riorganizzazione del sistema difensivo della città, in riferimento al ruolo strategico-militare a questa riconosciuto per la difesa dei territori imperiali dell’Italia settentrionale. Secondo l’organizzazione del genio imperiale, Nicolò Baschiera, nella funzione di direttore delle fortificazioni della fortezza assunse infatti un ruolo fondamentale nella stesura e nella elaborazione dei piani programmatici per il rafforzamento e l’adeguamento delle difese della città e per il perfezionamento del regime delle acque, strettamente connesso alle opere difensive ed elemento cruciale per un territorio come quello Mantovano che all’acqua doveva gran parte della sua fama di inespugnabilità. Non si deve dimenticare che l’importanza e il ruolo primario riconosciuto e attribuito alla regolamentazione delle risorse idriche legittimarono anche l’assegnazione a Nicolò Baschiera della delega alle acque del Mantovano che si tradusse nella sua partecipazione alla giunta delle acque, per i pochi anni in cui rimase attiva, e in una attività di sovrintendenza alle principali opere idrauliche del territorio e di controllo dell’operato dei tecnici locali.
Nel 1752 Baschiera così descriveva la fortezza di Mantova: «(…) all’interna capacità della città di Mantova s’aggiungono gli avvantaggi esterni (…), la vicinanza ai confini dell’Alemagna per ricevere i soccorsi, la dificultà che vi è di bloccarla, o assediarla, e la facilità che si ha di soccorrerla, il passaggio che da dal Fiume Mincio, la navigazione, che tanto facilita i trasporti d’ogni genere; li mezzi che porge per facilitare il passaggio del Po, e la situazione del così detto Serraglio in cui è collocata, riuniti insieme sono tali che non è possibile di rinvenirli in alcuna altra città e questi avantaggi sono stati la causa di discieglierla per Piazza d’arme in passato, e faranno che come tale venga conservata anche in avvenire (…)». A questo aggiungeva «(…) Li laghi che la circondano l’hanno fatta considerare come la più forte Piazza dell’Italia: ordunque essendo l’acqua la sua principale difesa, è d’una indispensabile necessità l’esaminarla e con un ben ponderato criterio dedurne a quanto possa estendersi quella difesa (…)». Asserzioni che anticipavano il piano generale per il rafforzamento delle difese della città redatto nel 1753 e per il quale Baschiera, sotto la supervisione del colonnello ingegnere Enrico De Tello, si attenne alle indicazioni già espresse nel 1749 dal vice direttore del genio Paul Ferdinand de Bohn. Il piano prevedeva essenzialmente la ridefinizione del fronte meridionale della fortezza, da sempre il più esposto agli attacchi nemici e l’unico non protetto dalle acque del Mincio, mediante un sistema bastionato ispirato ai principi dell’architettura di Vauban. Benchè approvato da Vienna, il piano fu realizzato solo nei suoi caratteri più generali, secondo un programma di interventi finalizzati al consolidamento e potenziamento delle opere esistenti, diretto dallo stesso Baschiera, iniziato nel 1755 e pressoché ultimato nel 1764.
Nicolò Baschiera seppe dimostrare notevoli, uniche e insostituibili competenze anche nel settore idraulico operando in un ruolo di controllo e supervisione dell’operato dei tecnici locali e più in generale partecipando ed affermandosi tra i maggiori protagonisti del più ampio dibattito idraulico della Lombardia settecentesca. Da ricordare la sua partecipazione alla lunga quanto articolata vicenda della chiusa e del sostegno di Governolo, oppure il progetto di miglioramento delle opere idrauliche alla fortezza di Goito, poco distante da Mantova, o ancora il suo coinvolgimento nella stesura del trattato di Ostiglia, che verteva sulla regolamentazione delle acque del Tartaro e sulle forti questioni tra Mantovani e Veronesi.
Negli stessi anni, come attesta la documentazione relativa alle gare d’appalto, ai computi metrici e alle relazioni sullo stato d’avanzamento dei lavori, Baschiera risulta anche impegnato nella definizione, organizzazione e direzione dei lavori necessari al perfezionamento all’interno della città di un adeguato ed efficiente apparato di strutture logistiche a servizio della fortezza, che poté effettivamente concretizzarsi in seguito alla riforma religiosa, con la quale si avviò l’esproprio dei beni ecclesiastici e la trasformazione di aree ed edifici secondo nuove destinazioni funzionali.
Baschiera non fu però solo fortificatore o ingegnere idraulico; egli seppe ritagliarsi un ruolo anche come progettista al di fuori del tradizionalmente circoscritto ambito militare. La sua cultura e la sua formazione gli meritarono infatti anche l’affermazione al concorso di progetto per la facciata del Duomo di Mantova, realizzata tra il 1756 e il 1761; un’architettura dignitosa e severa riecheggiante i prospetti delle grandi basiliche romane, espressione della fase di transizione tra la cultura tardo barocca e la piena affermazione del Neoclassicismo avvenuta a Mantova in ritardo rispetto ai centri maggiori, nonostante la presenza e l’opera dell’architetto Giuseppe Piermarini.
Gli anni Sessanta del secolo segnarono una svolta nella sua carriera. Nel 1764 direttore degli ingegneri militari per le fortificazioni in Italia fu nominato il FML Robert Spallart. Gravemente malato d’epilessia egli non poté però esercitare prontamente le proprie mansioni; giunse a Milano solo nel giugno del 1766 e già nel 1768, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, chiese di poter fare ritorno a Vienna. Come sostituto fu individuato Nicolò Baschiera costretto a lasciare il proprio servizio a Mantova, avvicendato dal maggiore Hauser, per trasferirsi a Milano. Ragioni di salute impedirono però anche a lui di insediarsi immediatamente nella nuova funzione: egli giunse infatti a Milano solo nell’estate del 1769. Nella sua nuove mansioni si occupò del riordino del sistema di amministrazione delle fortificazioni e degli ingegneri militari in Lombardia. Il suo trasferimento a Milano non limitò in ogni caso la sua attività nel Mantovano; più volte infatti, in occasione di questioni progettuali di una certa complessità, fu richiesta la sua presenza, procedura che divenne consuetudine, in considerazione delle sue specifiche competenze in materia idraulica, della sua conoscenza del territorio e delle sue peculiarità costruttive, maturate nei lunghi anni di servizio prestati in questa città e fondamentali per la gestione di un territorio complesso e importante come quello Mantovano. Nel 1772 fu chiamato a Mantova per alcuni lavori «riguardanti le irrigazioni di codesto Ducato», e nell’estate del 1773 è confermato un suo lungo soggiorno a Mantova perchè chiamato a sovrintendere alla riparazione del vecchio sostegno di Governolo. Sempre nel 1773 si dovette occupare anche dei lavori alla strada postale per Modena; ancora nel 1777 era a Mantova per uno dei suoi soggiorni di servizio e così informava Milano: «(…) invece di restare qui un mese per compiere l’affare della manutenzione, come con probabilità doveva succedere, sono più che sei mesi, che vi sono, e non ho ancora potuto minutare il detto Contratto per le difficoltà insorte in determinare quali Fabbriche, per le quali si paga il Fitto, devono ancora conservarsi ad uso di Depositario dell’Artiglieria (…)». Nel 1778 all’inizio delle operazioni catastali in città Nicolò Baschiera ebbe un ruolo determinante nel suggerire i criteri in grado di conciliare le rigide norme sulla segretezza delle fortificazioni con le finalità di un rilevamento completo ed organico.
Ammalatosi gravemente egli morì il 13 febbraio 1780. Così scriveva il ministro plenipotenziario Kaunitz nell’apprendere la notizia: «(…) se il Militare ha perduto un valente ingegnere, non è certo minore la perdita, che Noi facciamo attesa la prudenza, che soleva usare Egli in tutti i casi di conflitto di giurisdizione, e per la non comune esperienza nelle cose idrostatiche, che ha fatto conoscere in tante occasioni, specialmente nel Mantovano». Tenuto conto delle sue conoscenze e competenze il Kaunitz aggiungeva: «(…) poiché mi viene riferito, aver egli avuto una collezione di ottimi libri, se fra essi vi sono, come suppongo, anche degli idrostatici, idrometrici, e idraulici, converrebbe vedere di poterne far acquisto, almeno degli ultimi». Effettivamente acquistati dal governo al prezzo di 130 zecchini i volumi relativi all’idraulica furono destinati a Mantova mentre i rimanenti furono distribuiti fra Pavia e Milano secondo i rispettivi bisogni.
L’esemplare servizio e l’assidua attività prestata dal Baschiera in veste d’ufficiale ingegnere e delegato del governo, furono ulteriormente riconosciuti con un gesto di carattere eccezionale. Alla richiesta avanzata dalla moglie Caterina di poter godere, in attesa di poter percepire la pensione militare, delle entrate che suo marito percepiva dalla Camera di Mantova fu così risposto: «Benché tale istanza sia contraria alla regola generale, che non vuole continuate nelle famiglie le pensioni accordate alla sole persone di soggetti benemeriti; tuttavia considerando noi i lunghi e fedeli servizi del marito della supplicante, (…) ci siamo determinati ad ordinare (…) che senza formare un esempio a poter allegarsi a favore di altri siano corrisposti alla suddetta Vedova Baschiera dal tempo della morte del marito fiorini Cento Cinquanta annui, metà della somma goduta dal defunto a titolo d’interinale assistenza (…)».
Principali fonti bibliografiche
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